Antonietta Corsini nasce a Rimini, dove vive e lavora. Laureatasi in Pittura alla Accademia di Belle Arti di Bologna, inizia ad esporre le proprie opere a partire dagli anni ’90. Fin dalla sue prime mostre personali e collettive, l’artista crea  immagini essenziali ed evocative che affrontano, in maniera attenta e sensibile, i temi degli affetti famigliari, della quotidianità e della memoria.

Negli anni ’90 realizza una serie di Mater che celebrano il tema della maternità, della generatività femminile e il rapporto unico e sacro che lega madre e figlio. 

Specialista in tecniche pittoriche antiche, collabora in esclusiva dal 1999 al 2004 con le Edizioni Musei Vaticani per la riproduzione di alcuni capolavori custoditi nella Pinacoteca Vaticana. 

Corsini inizia così a prediligere tecniche provenienti da un passato lontano, concentrandosi sulla ricerca e sul recupero di procedimenti desunti da antichi trattati, nell’intento d’evocare suggestive atmosfere e di ottenere effetti pittorici unici. In particolare, le opere su tavola e pergamena riprendono l’ uso della tempera all’uovo su fondo dorato secondo i dettami della tradizione.

Dal 2008 si sperimenta nell’arte sacra attraverso opere di soggetto religioso e interventi artistici e decorativi in edifici di culto moderni che si caratterizzano per la vitalità e l’attualità del messaggio cristiano, interpretato dall’artista alla luce della sua profonda spiritualità.

Parallelamente all’attività personale, dal 2006 tiene corsi di Tecniche pittoriche della Scuola Riminese del ‘300 presso il Museo di Rimini e svolge laboratori didattici in vari istituti scolastici, nonché momenti di formazione per insegnanti di discipline artistiche. L’esperienza museale ispira anche  la ricerca dell’autrice che, attraverso una sottile operazione concettuale, inizia a trasformare i suoi soggetti, per lo più ritratti, in icone “classiche” contemporanee. Il museo non si configura quindi per l’artista solo come luogo di contemplazione e  conoscenza, ma anche fonte di ispirazione creativa grazie alla lezione sempre attuale dei  grandi Maestri del passato. 

Oggi Corsini è impegnata in una sempre più approfondita indagine sull’invisibile che si cela nel visibile, attraverso l’utilizzo di pennellate espressive e sovrapposizioni di colore luminoso e trasparente, allo scopo di ricreare una nuova dimensione evocata da atmosfere rarefatte e spirituali. Ecco quindi che la sfera intima privata si fa universale e la rappresentazione di tutto ciò che l’artista ama – volti cari e presenze che l’accompagnano nella quotidianità – acquisisce un senso “altro” mentre la narrazione, da personale, diviene di tutti. Gli ultimi lavori, ispirati alla tradizione dei grandi acquerellisti inglesi, si concentrano sul tema dell’amore per la natura e il desiderio di cogliere con uno sguardo carico di stupore lo straordinario che si cela nell’ordinario.

Durante e dopo il lockdown organizza atelier online di varie tecniche pittoriche per privati, scuole e associazioni, sia in Italia che negli Stati Uniti, affiancandoli a workshop museali e ad un’intensa attività didattica per scuole di ogni ordine e grado.

Le opere di Antonietta Corsini sono conservate in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero.


Antonietta Corsini

A otto anni ho ricevuto in regalo una bellissima scatola di colori a cera ed è stato amore a prima vista: da quel momento ho iniziato ad appassionarmi all’arte. Ricordo anche che mio padre, che aveva una buona mano, un giorno, verso i dieci anni, mi ha spiegato come si disegnavano i panneggi delle vesti. Ho iniziato così ad approfondire sempre di più il disegno, tanto che alle medie l’insegnante di educazione artistica, notando la mia inclinazione, mi ha incoraggiato a continuare e a scegliere quindi il Liceo artistico di Rimini. Dopo il diploma ho frequentato l’Accademia di belle arti a Bologna, dove mi sono laureata con una tesi sull’artista Vittorio D’Augusta.

Le tecniche antiche di pittura sono state il passo successivo: ho iniziato a studiare minuziosamente i trattati di pittura, in primis Cennino Cennini, e altre fonti provenienti dal passato. La sperimentazione e l’nterpretazione delle opere dei grandi maestri mi hanno portato a essere scelta, alla fine degli anni ’90, dai Musei Vaticani per realizzare copie di alcune opere del XIV secolo conservate in Pinacoteca (Beato Angelico, Vittore Crivelli, Carlo Crivelli, Raffaello…): una collaborazione decennale che mi ha procurato immense soddisfazioni.

I laboratori che dal 2007 conduco presso il Museo della Città di Rimini nascono proprio dalla mia esperienza nelle antiche tecniche pittoriche, un’attività che alterno a mostre di pittura, commissioni private e interventi artistici in numerose chiese del territorio. Ho anche avuto l’onore di incontrare Benedetto XVI a cui ho consegnato personalmente un ritratto in tecnica mista su tela: essere abbracciata dal suo sguardo è stato un momento molto importante della mia vita.

Sin da piccola sapevo che sarei diventata una pittrice e le scelte che ho fatto sono andate tutte incontro a questo desiderio. Guidata dal daimon della pittura, nel corso degli anni ho plasmato la mia passione, amando profondamente ciò che faccio, sia che si tratti della mia personale ricerca artistica o dell’insegnamento, attività grazie alla quale ho il privilegio di trasmettere ai miei allievi l’essenza di ciò che ho appreso, anche come affrontare la paura, che può bloccare la creatività: per il timore del confronto o per mancanza di conoscenze adeguate creiamo noi stessi i nostri limiti e perdiamo l’occasione di stare a contatto con la bellezza.

Per questo nel mio logo ho scelto di raffigurare due rondini che sovrastano il mio nome: perché desidero che i miei allievi siano liberi di spiccare il volo. Prima però è necessario possedere le basi adeguate e l’unica strada è quella che passa attraverso la conoscenza degli strumenti e delle tecniche. Senza queste “radici” ci si esprime infatti a fatica e non si raggiunge mai una vera autonomia espressiva.

Nei laboratori che svolgo mi capita spesso di accompagnare ragazzi che sono in situazioni di difficoltà scolastica: più volte sono stata testimone di come la pratica creativa accenda in loro una scintilla che li porta ad appassionarsi all’arte e quindi migliorare anche nelle altre materie scolastiche. Un traguardo che nasce dal mio desiderio di incontrare davvero ogni nuovo allievo, di comprenderne la personalità, adattando di volta in volta il mio metodo: guardare la persona nella sua interezza annulla le barriere, azzera i confronti, e ci conduce ad una crescita reciproca.

La pandemia mi ha fatto comprendere, paradossalmente, il valore educativo dell’arte: non deve rimanere relegata in un museo, ma andare incontro a chiunque voglia accogliere bellezza nella propria vita.

È quello che mi succede ogni volta che introduco i miei allievi ai capolavori presenti nelle sale di un museo: entro in un dialogo muto ed estatico con gli artisti, che mi “parlano” e mi fanno compagnia. Il mio compito è proprio quello di entrare in questo dialogo che mi consente di vedere le opere con occhi nuovi, innamorandomene ogni volta come se fosse la prima. Attraverso questo amore  comprendo il valore dell’arte. E a chi mi ascolta desidero trasmettere questo sentimento, affinché anch’egli possa lasciarsi attirare e arricchire così la propria vita.

Non posso pensare a me come pittrice se non considero però anche l’esperienza della maternità: essa non solo mi ha permesso di creare, ma è stata anche fonte di grande ispirazione. I volti dei miei cari sono stati infatti a lungo i soggetti prediletti delle mie opere: piccole storie quotidiane, frammenti della mia vita, che su tela hanno assunto una valenza universale.

Oggi, accanto alla pittura a olio e alla tempera all’uovo, la mia ricerca si è rivolta alle enormi potenzialità espressive dell’acquerello di cui sto studiando in maniera approfondita la tecnica. Il punto di partenza è sempre l’osservazione di ciò che mi circonda: come Leonardo da Vinci, che indagava la realtà per entrare “in sintonia” con essa e conoscerla, così anche io ritengo sia fondamentale rifuggire lo schematismo per entrare in rapporto dialettico con il reale: in fondo siamo tutti in relazione e la natura rimane sempre la prima maestra. Adoro sperimentare e creare: ogni tela bianca è un nuovo inizio e il mio cuore è colto dallo stupore e da un profondo senso di gratitudine nei confronti della vita e dei volti cari che accompagnano il mio cammino. Le persone con cui sono in sintonia, dono prezioso anche per la mia attività artistica; e i grandi maestri che mi hanno ispirato e che continuano a tenermi per mano. All’inizio ci sono stati i pittori del Trecento, con la loro mistica; ora mi sento vicina al lirismo della pittrice Georgia O’Keeffe, a William Turner, il “pittore della luce”, al naturalismo di John Constable. Contemplando le opere di quest’ultimo, i suoi magnifici cieli inglesi e i paesaggi verdeggianti, è come se mi sentissi proiettata nel presente di quei luoghi, mentre l’artista li dipinge proprio davanti a me. Anche se diverso dal mio stile, Mark Rothko è un altro modello di riferimento: ha saputo creare atmosfere di colore e luce uniche, a cui spesso mi ispiro. Così, quando ammiro le immagini delle opere di questi grandi autori, esse prendono vita e mi “parlano”. Io ascolto la loro voce e divento il medium che trasmette il messaggio di bellezza e ne tramanda l’eredità. Per questo la mia poetica non è statica, ma si accompagna a tanti artisti anche molto diversi: è come se all’improvviso si rivelassero e mi dicessero: “In questo momento hai bisogno di me”.

Oggi la mia esplorazione artistica mi sta conducendo di nuovo verso il ritratto in tecnica mista, che unisce la pittura a olio e l’acquerello, una tecnica, quest’ultima, “meno controllabile”, capace di condurre ad esiti inaspettati. Ma è l’arte stessa che continua a sorprendermi e a stupirmi, proprio come quando ero bambina: ed è un cerchio che si chiude, in attesa del prossimo incontro con il bello, in uno scenario in cui l’opera è la trama attraverso la quale viene raccontata una verità. Così mi faccio coinvolgere dall’amore che ci metto, trascinare dalla passione, e lentamente il progetto si trasforma in qualcosa di imprevedibile: un’opera che rivela me stessa e ciascuno di noi.

Antonietta Corsini